La ricerca di nuovi linguaggi, di nuovi modi d’espressione, più confacenti a concetti anch’essi nuovi, porta ogni ricercatore a sperimentare cose sempre diverse, utilizzando i più svariati ed inusuali materiali, oggetti e soggetti che possano consentire la realizzazione in immagini di quanto precedentemente teorizzato o immaginato.
La trasmissione di sensazioni, la comunicazione di emozioni, pur essendo difficile perché richiede al fotografo di immortalare un concentrato di virtuale sensibilità, è comunque possibile per tutti o quasi. Comunicare un concetto, per di più elaborato, complesso e articolato, richiede invece una fatica, una sensibilità, una abilità, certamente maggiori e ciò rende più ristretto il numero di coloro che sono in grado di procedere lungo questa via.
In una ricerca di questo genere la fatica maggiore per il fotografo è quella di individuare il soggetto, di estrapolarlo da ogni contesto e piegarlo alla propria volontà.
A volte lunghe ed estenuanti ricerche non conducono a nulla, altre, invece, magari casualmente, come in questo caso, indicano la via giusta.
Il soggetto utile, infatti, quello adatto all’espressione desiderata, è saltato fuori per caso nel corso di un’ennesima ricerca senza esito: la riflessione di un oggetto colorato su un foglio di carta laminata. Era il colore della luce, meglio, la luce riflessa in colori-forme che raggiungevano l'astrazione pura: era il nuovo linguaggio che andavo cercando; un linguaggio fatto di essenzialità e senza mediazioni.
"Fotocromie", è il codice, l’alfabeto di quel genere di linguaggio immediato, intuitivo, liquido, che penetra colando in quella parte di noi più profonda, più nascosta, più intima: un linguaggio che si fa linfa per il cervello e lo raggiunge ancora ricco di umori colorati, fulmineamente assorbiti dall'inconscio a cui giungono umidi di emozioni, di sensazioni, di impressioni, di visioni.
Penso che la composizione in fotografia sia molto simile al ritmo in musica. Se si dispone di grande ritmo si ha anche un grande senso della composizione.
La composizione è un’eredità classica. Cioè, come le cose si collocano nell’ambiente, il loro posto e la loro grandezza, le relazioni tra gli oggetti e le persone, tra il fotografo e il suo soggetto, questi sono tutti elementi di un sentire classico.