KONKILYON

*1978-1982 *

         La necessità di scattare un numero cospicuo di foto ad un unico soggetto nasce, in genere, dall'impossibilità o incapacità di rendere in una sola immagine, la complessità del pensiero che promana dal soggetto mentre viene "preso" dal fotografo; si configura cioè, una equazione che, più o meno proporzionalmente, pone in relazione la complessità della trasmissione con la complessità del concetto.

         "Konkylion" nasce proprio da questa esigenza.

         Inizialmente fui attratto dall'idea, che la conchiglia suscitava in me, di una presenza millenaria e misteriosa che aveva accompagnato, a sua volta essendone parte, l'evoluzione della vita sulla terra: mi dava l'idea del viaggio e della testimonianza insieme.

         Quanti di noi, ragazzi e no, hanno portato all'orecchio una conchiglia vuota per ascoltare il rumore del mare! Ed a quel suono, per quante leghe marine navigavano le nostre piccole menti! Sotto quanti cieli! A me basta ancora tenere la conchiglia nelle mani per sentire persino il salmastro sulle labbra. Immaginare, poi, un viaggio fantastico non mi è stato difficile perchè la conchiglia che tenevo fra le dita è volata via all'improvviso ad una velocità inimmaginabile, verso l'inizio del tempo e dello spazio.

         Però, quando cominciai ad elaborare l'idea per "registrarla" sulla pellicola, mi resi conto di quanto fosse vera la correlazione fra complessità del concetto e complessità della trasmissione, e, soprattutto, quanto fosse difficile tenere a freno la fantasia che ad ogni scena, ad ogni inquadratura, s'immergeva in mondi sempre diversi, anche se, nello stesso tempo, sempre più intimi, sempre più interni al mio inconscio.

         L'utilizzo di materiali semplici mi favoriva nell'esprimere l'essenzialità, ma era soprattutto la luce, la radiazione vivificante, che mi consentiva l'espressione di una non-forma, di una energia pura, soggetto essa stessa, per realizzare il concetto dell'universo del divenire, generando le sensazioni dell'esperimento, dell'esplorazione, della propulsione, muovendo dal caos originario fino al cosiddetto "ordine" cosmico.

         Quello che presento, infine, è un viaggio avventuroso oltre i confini dell'incoscio, dove le sensazioni e le emozioni di ciascuno rappresentano, forse, l'intuizione di una eternità a portata di mano.

TESTIMONI DEL TEMPO - TEMPO E SPAZIO - L'UNIVERSO DEL DIVENIRE

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Daniel Pennac   Ho fatto delle foto. Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smettere di guardare.

Daniel Pennac