MURI

*1994-1995-1996*

L'inconscio, quella parte dell'animo umano che tanto determina i comportamenti e con essi il modo di essere, meglio, di esistere, di ogni individuo, è una interminabile pagina sulla quale è scritta, in modo fitto fitto, la parte fondamentale della nostra esistenza, dove le esperienze vissute da ognuno di noi vengono raccolte e registrate per essere poi utilizzate, in un successivo momento, decodificate, e fatte riaffiorare dai profondi meandri nei quali vengono conservate. Le superfici dei muri che presento, sono il tracciato geografico di parte di quella pagina, di quella zona dell'inconscio che più di ogni altra è in grado di trasmettere, attraverso l'interpretazione dei segni tracciati, non solo la quintessenza dell'esperienza ma la concezione stessa dell'esistenza: le crepe e gli ossidi che ne compongono il linguaggio sono testimonianze di avvenimenti e sconvolgimenti psicologici, la violenza di alcuni dei quali, probabilmente, ha raggiunto proporzioni di sommovimenti tellurici e la cui traccia è rimasta a ricordarne perennemente la storia, poiché essa verrà cancellata solo alla fine dell'esistenza stessa.

Leggere l'avvenimento non è difficile, soprattutto per chi conosce la concentrazione ed è ricco di sensibilità; interpretarlo significa immergersi in un mondo nuovo ed ancora quasi completamente inesplorato, dove la conoscenza acquisita e la voglia d’avventura costituiscono l’equipaggiamento necessario a compiere un viaggio fantastico, forse disagevole ma sicuramente entusiasmante, un viaggio affascinante dentro quell’universo in continua espansione che è il nostro inconscio.

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Daniel Pennac   Ho fatto delle foto. Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smettere di guardare.

Daniel Pennac