Arrivo con il treno a Napoli, mi dirigo verso il Centro Direzionale, il complesso architettonico della capitale partenopea. Alzo lo sguardo e respiro un’aria diversa, poi il cielo, i grattacieli, i riflessi dappertutto, riflessi che sembra costruiscano un mondo alternativo. Linee, curve, vetro e poi la forma di ogni cosa, di ogni oggetto: mi rimane difficile sottrarmi a questo fascino irrequieto. Il mio sguardo corre incessante tra le mille sfumature dei cristalli specchiati. Quando il mio interesse visivo viene catturato da una struttura che regala emozioni, subito da un’altra parte mi sento richiamare e non riesco a star fermo. Rincorro spesso così il mio istinto, ma alla fine la forma mi vince sempre. Scandaglio la zona palazzo per palazzo, comprimo i piani, allargo gli spazi, ricerco il particolare, rincorro lo sguardo fugace di un luminoso riverbero. Il bagliore del sole, inoltre, si infiltra tra le strutture offrendomi ulteriori suggestioni, sempre nuove e più forti. Lame di luce laccano i grattacieli, tracciano i palazzi, incidono la strada, segnando così ignoti percorsi dove la mente può spaziare, ricercare e individuare un isolito spunto visivo. Ad un certo punto però allargo le braccia e giro su me stesso per almeno un paio di volte: mi accorgo allora che sono rimasto estasiato e senza parole di fronte alla forza emotiva che emanano le strutture. Si è fatto tardi, vado via, per oggi sono esausto di cotanta e fertile bellezza.
Fabrizio Cimini
FABRIZIO CIMINI CON QUESTO LAVORO HA VINTO IL CONCORSO CIRCOLI FIAF LAZIO E VITERBO
Penso che la composizione in fotografia sia molto simile al ritmo in musica. Se si dispone di grande ritmo si ha anche un grande senso della composizione.
La composizione è un’eredità classica. Cioè, come le cose si collocano nell’ambiente, il loro posto e la loro grandezza, le relazioni tra gli oggetti e le persone, tra il fotografo e il suo soggetto, questi sono tutti elementi di un sentire classico.