Evanescenza: che va svanendo, che s’affievolisce, che scompare a poco a poco.
Ed evanescenti erano le immagini che si formavano all’interno della camera oscura, sotto le mani dei tanti scienziati impegnati nella ricerca di materiali fotosensibili che permettessero loro di fissarle in maniera definitiva, prima che Nicephore Niepceriuscisse nell’impresa, fissando l’immagine del panorama visto da una finestra al primo piano della sua casa-laboratorio, detta Le Gras, presso Saint-Loup-de-Varennes.
I richiami storici agli albori della fotografia, sono necessari nella presentazione di questa mostra. Le tecniche utilizzate da Gloria e Luigi, sebbene eseguite, ovviamente, con modalità diverse rappresentano un forte richiamo alle origini di questa meravigliosa “scoperta scientifica” destinata, nella sua evoluzione a segnare lo sviluppo della nostra civiltà.
La tecnica del foro stenopeico - intendendo con questo termine: un ambiente buio, di dimensioni differenti (da una piccola scatola a una stanza), su una parete del quale sia stato praticato un piccolo foro (chiamato foro stenopeico: dal greco stenòs, stretto, e opé, foro) - è la tecnica di riferimento di Gloria per la realizzazione delle sue immagini, mentre i “disegni fotogenici” diWilliam Henry Fox Talbot, realizzati trattando fogli di carta con nitrato d’argento e poi posandoci sopra degli oggetti (foglie, pizzi, etc.) ed esponendoli alla luce, sono all’ origine delle immagini realizzate da Luigi.
Questi riferimenti alle tecniche utilizzate non ci devono portare a confondere il mezzo con la qualità dei risultati: di per se stesso il mezzo non qualifica e non qualificherà mai il risultato, che è e sarà sempre frutto di un idea, di un progetto con cui l’autore affronta qualsiasi tema e/o soggetto.
Le raffinate immagini di Gloria che catturano la bellezza dei fiori così breve e fragile, vogliono anche essere un invito all’osservazione calma e riflessiva del mondo che ci circonda.
Le composizioni di foglie, steli e petali di Luigi, sono un alchemico procedimento dove il naturale interagisce con la composizione chimica dei vari tipi di carta creando una traccia unica e irripetibile di suggestivi e variegati giochi cromatici, determinata dal tempo di esposizione alla luce solare.
Le opere esposte in questa mostra sono accomunate dall’ esigenza degli autori di sperimentare le potenzialità del linguaggio fotografico a fini espressivi, in entrambi i casi ci si riappropria di procedimenti creativi che hanno alla base un ripensamento su ruolo del fotografo in un epoca delle immagini dominata dal digitale.
Penso che la composizione in fotografia sia molto simile al ritmo in musica. Se si dispone di grande ritmo si ha anche un grande senso della composizione.
La composizione è un’eredità classica. Cioè, come le cose si collocano nell’ambiente, il loro posto e la loro grandezza, le relazioni tra gli oggetti e le persone, tra il fotografo e il suo soggetto, questi sono tutti elementi di un sentire classico.