C’eravamo lasciati un anno fa esponendo “un metro quadrato di fotografia”; ci ritroviamo, oggi, con una misura notevolmente più ridotta nel formato, ma, certo, non nella sostanza. Nessun paragone con quanto realizzato l’anno scorso, anche perché la precedente collettiva aveva il suo comune denominatore nello spazio messo a disposizione del fotografo, mentre, in quella di quest’anno, i soci hanno voluto lavorare attorno a un tema comune per dare forma unitaria a un lavoro molto complesso, fatto a più mani, così come si presenta, di solito, una mostra collettiva. Non è stata una cosa facile per i soci, perché, per molti, significava snaturare un poco il proprio modo di fotografare, cambiare la maniera di accostarsi a un soggetto mai fotografato prima e, in maggior misura, di esprimere liberamente il proprio personale sentire. Eppure, quasi tutti, mettendosi goliardicamente in gioco, vi hanno preso parte e, trascinati dal consueto entusiasmo che li anima, soprattutto, in questi particolari momenti, si sono mossi con l’intento di raccontare quel che la vita quotidiana sciorina sul plateatico della strada più famosa di tutti i tempi, la Strada Statale numero 7, l’Appia. Se il genere fotografico affrontato costituiva già un forte banco di prova per le capacità fotografiche di quasi tutti i soci, la volontà di scegliere, non genericamente il mondo intorno, ma quel che succede in uno spazio molto più limitato, lungo il tracciato di una strada, seppure molto importante, poteva creare difficoltà difficilmente superabili per la realizzazione di tale iniziativa. Ancora una volta, però, e lo diciamo con giusta soddisfazione, i nostri soci si sono mostrati all’altezza della situazione. Il risultato finale, sotto gli occhi di tutti, è di ottima qualità, sia tecnica, sia interpretativa, pur trattandosi, sostanzialmente, di appunti di strada, di brevi e fugaci notazioni sulle persone che i fotografi hanno casualmente incontrato e con le quali, forse, hanno anche interagito.